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Intervista a Lorenzo Gandolfi
Anche se non ha attinenza immediata con i contenuti di questo sito, ho deciso di pubblicare un’intervista a Lorenzo “Lollo” Gandolfi, responsabile del settore giovanile del Basket Rimini, apparsa sul blog di Andrea Schiavi. Lollo racconta la propria esperienza, ponendo in particolare l’accento sugli elementi educativi del lavoro di allenatore e confermando implicitamente uno dei massimi valori che, a parer mio, lo sport possa insegnare: attraverso il gioco è possibile imparare ad accettare e a rispettare le regole del gruppo, addirittura divertendosi. In un momento storico in cui le istituzioni educative convenzionali – dalla famiglia alla scuola – vedono fortemente indebolito il proprio impatto nella vita dei ragazzi, le società sportive rappresentano a tutti gli effetti delle micro-comunità all’interno delle quali si diventa uomini. Buona lettura.
D: Cosa significa per te costruire un buon settore giovanile?
R: Costruire una “casa” dove tutti, dai ragazzi agli allenatori, si sentano a loro agio e si sentano soprattutto coinvolti in prima persona. Questo indipendentemente dal livello.
D: Che cosa non può assolutamente mancare per avere un buon settore giovanile?
R: La programmazione e l’organizzazione del lavoro attraverso l’ottimizzazione delle persone e del tempo.
D: Quali aspetti tecnici prediligi nel tuo modo d’insegnare la pallacanestro ai giovani atleti del tuo settore giovanile?
R: Arrivare alla conoscenza del gioco attraverso l’uso dei fondamentali. Ripetizione del gesto con difficoltà sempre diverse.
D: Come riesci a far capire ai tuoi giocatori l’importanza di allenarsi sempre al massimo, di diventare ottimi atleti prima che buoni giocatori, l’importanza di una dieta specifica…?
R: Mi piace creare buone abitudini. Le cattive abitudini sono la prima cosa che cerco di eliminare nei nuovi gruppi o nei nuovi ragazzi. Esiste un momento per ogni cosa. Forse il fatto di avere ragazzi in foresteria con molta “fame” contagia gli altri. Fondamentale la completa sintonia col preparatore atletico. Anni fa la presenza del preparatore in palestra era motivo di malumore oggi invece si divertono.
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programma di allenamento, 20 luglio – ore 10.00
Tempo tot. |
Tempo eserc. |
Esercizio |
15′ |
15′ |
Riscaldamento:
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30′ |
15′ |
Passaggi tic-tac intorno al campo a coppie formate da un’azzurra e uno special. Si gira tutto il rettangolo di gioco e si tira in entrambi i canestri. Si effettua un giro affiancati e un giro uno di fronte all’altro. Nel secondo caso chi all’andata ha corso in avanti correrà all’indietro al ritorno. Le azzurre avranno il compito di modulare distanza e forza del passaggio cercando di “leggere” le caratteristiche del proprio compagno. |
45′ |
15′ |
Due gruppi sulle due metà campo (DIAG.1). Didattica del terzo tempo: con due cerchi per terra partenza da fermi e terzo tempo. Dopo il tiro si raccoglie la palla e si va in fila in palleggio nell’altra metà campo. Le azzurre accompagnano l’esecuzione aiutando il ragazzo a tenere la posizione fondamentale, ad eseguire i movimenti corretti e a tornare in fila senza invadere lo spazio di gioco degli altri. DIAG.1 DIAG.2 |
55′ |
10′ |
Due gruppi sulle due metà campo (DIAG.2) Dai e vai: due file come da diagramma. Chi tira va nella fila di passaggio e chi passa va a rimbalzo e poi nella fila con palla.
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65′ |
10′ |
Posizione difensiva: scivolamenti laterali A coppie azzurra & special scivolamenti fino a metà campo e ritorno, faccia a faccia. L’azzurra deve fare da “specchi” aiutando e correggendo il ragazzo per una corretta posizione difensiva. |
80′ |
15′ |
Uno contro uno a metà campo azzurra vs. special. Quando l’azzurra attacca (in maniera blanda…) dovrà contemporaneamente aiutare verbalmente il ragazzo a tenere la posizione difensiva; quando l’azzurra difende dovrà contenere i movimenti del ragazzo, facendolo muovere e cambiare mano di palleggio. |
90′ |
10′ |
Gare di tiro a squadre |
Alla fine partitella, che può anche sostituire le gare di tiro.
UNO SGUARDO VERSO L’ALTO
La palla come strumento di comunicazione/integrazione è il centro della metodologia di Marco Calamai, che, dopo anni di panchine in serie A e dopo un titolo mondiale con la Nazionale Militare nel ’90, ha lasciato il basket “che conta” per insegnare, con le stesse regole e con la stessa, immutata, grinta, come il basket insegni ad aprirsi verso l’alt(r)o…
Tredici anni di esperienza racchiusi in uno splendido libro (edizioni FrancoAngeli), che non rappresenta semplicemente uno strumento didattico per addetti ai lavori, ma che è un vero è proprio inno alla pallacanestro e una testimonianza vissuta di quanta dignità sia racchiusa in una palla a spicchi.
Aneddoti, tecnica, esperienze (tra le quali il progetto Special Crabs) e un DVD in allegato, per raccontare una storia che non ha nulla di “normale”…